Nu media Bios
L’Osservatorio Nuovi Media dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, coordinato dal professor Paolo Ferri, nasce all’interno del Corso di Dottorato di Ricerca internazionale in Società dell’Informazione (Progetto QUA_SI – Quality of Life in the Information Society) e raccoglie competenze e risorse umane provenienti dal Corso di Dottorato stesso e da altre Facoltà dell’Ateneo. L’Osservatorio offre servizi di ricerca e consulenza, supporto alla progettazione e alla creazione di servizi, prodotti ed applicazioni incentrate sull’utilizzo dei nuovi media in diversi settori applicativi: dei beni culturali, editoriale, informativo, educativo o dell’entertainment.
L’Osservatorio offre quindi:
• Ricerche sul consumo culturale digitale attuale;
• Analisi di scenario;
• Ricerche sui contenuti digitali attuali e futuri;
• Analisi di usabilità;
• Consulenza nel settore dei nuovi media.
Particolare attenzione viene posta all’analisi del consumo dei nuovi media, grazie ad un approccio di tipo comunicativo e sociologico capace di rendere conto delle diverse esigenze dei differenti gruppi sociali, in relazione alle tematiche della mobilità, della convergenza, della multimedialità, dell’interattività e della cross-medialità in diversi ambiti di applicazione.
team di ricerca NICOLA CAVALLI ELISABETTA COSTA ANDREA MANGIATORDI STEFANO MIZZELLA ANDREA POZZALI FRANCESCA SCENINI ADRIANO SOLIDORO
Il Blog per discutere del Volume La Scuola Digitale Bruno Mondaodori Milano 2008 - paolo.ferri@unimib.it
giovedì 29 maggio 2008
mercoledì 21 maggio 2008
ripresa dei temi di discussione
Dall'introduzione de La scuola digitale riprendo i temi fondamentali per rilanciare la discussione:
"La scuola digitale" si propone di analizzare, attraverso la presentazione di una serie di esperienze europee e internazionali, il megacambiamento che il rapporto tra scuola, formazione e Information and Communication Technology sta generando. Una “rivoluzione” che coinvolge tutti gli aspetti del sistema formazione e del sistema scuola, tanto da rischiare di rendere, percerti versi, obsoleto il modo di intendere e praticare l’insegnamento e l’apprendimento propri della scuola italiana. I recenti dati dell’indagine OCSE-PISA 2006- 2007 mettono in rilievo, per esempio, come l’infrastrutturazione tecnologica della scuola vada a incidere in maniera rilevante tanto sulle modalità di apprendimento quanto sulle modalità di insegnamento. La questione supera, e di molto, sia il problema della diffusione dei computer nelle classi sia quello dell’addestramento degli insegnanti e dei formatori al loro uso. La formazione e la scuola digitali, infatti, ridisegnano i propri spazi fisici oltre che pedagogici, epistemologici e relazionali. In tutta Europa, purtroppo non in Italia, cadono i muri, le classi vengono ridisegnate o abolite, nascono open space e laboratori per i lavori di piccolo gruppo, la didattica prosegue fuori dallo spazio della scuola all’interno delle classi virtuali, le enciclopedie analogiche vengono sostituite da Wikipedia. In una parola, lo spazio fisico dell’apprendere si rimodella sulle nuove opportunità offerte dalla tecnologia. Anche lo spazio sociale della scuola.
La comunicazione digitale sta infatti tessendo attorno ai luoghi fisici della formazione una struttura di relazioni formative “fuori le mura”, che diventa lo strumento per la costruzione di una comunità di pratiche tra i soggetti coinvolti nel sistema (allievi, insegnanti, genitori, imprese, università), capaci di ideare e realizzare una nuova modalità d’interazione formativa e di comunicazione educativa. Lo spazio dell’apprendere e la tipologia di oggetti culturali che costituiscono il mix formativo vengono ridefiniti: non più lezioni frontali e libri, ma Internet, iPod, lavagne digitali e classi virtuali si affiancano e trasformano le modalità “gutenberghiane” dell’apprendimento. I giovani, infatti, ricevono dagli ambienti soprattutto extrascolastici importanti stimoli e sollecitazioni all’uso dei nuovi media (si pensi al cellulare o al PC che in larga misura usano a casa), che rappresentano un serbatoio di esperienze e conoscenze per la scuola stessa, e che modificano radicalmente il rapporto fra educazione formale e informale. Alla luce di questa premessa, emergono molte domande che chiedono alle politiche scolastiche e della formazione una risposta urgente: come colmare il divario che si è aperto in questo come in altri campi tra l’Italia e i paesi più avanzati d’Europa? Come trasformare la dimensione mediale di un ambiente educativo e formativo come la scuola? In che modo può funzionare concretamente una scuola senza classi in termini di orario, programmazione, attività, ruolo dei docenti, organizzazione? Come si organizzano gli studenti (rispetto alle età, alle promozioni o bocciature, alle capacità)? Come si organizzano le discipline? Come utilizzare i contenuti digitali nella didattica?
In sintesi il volume prova a offrire alcune risposte ricavate dall’analisi di casi internazionali e pone ai decisori politico-istituzionali, così come ai protagonisti del sistema scuola, il problema concreto e urgente della trasformazione organizzativa e didattica di tutta la scuola italiana. si trasforma, il suo carattere di “medium sociale” assume nella nuova prospettiva digitale un volto nuovo."
"La scuola digitale" si propone di analizzare, attraverso la presentazione di una serie di esperienze europee e internazionali, il megacambiamento che il rapporto tra scuola, formazione e Information and Communication Technology sta generando. Una “rivoluzione” che coinvolge tutti gli aspetti del sistema formazione e del sistema scuola, tanto da rischiare di rendere, percerti versi, obsoleto il modo di intendere e praticare l’insegnamento e l’apprendimento propri della scuola italiana. I recenti dati dell’indagine OCSE-PISA 2006- 2007 mettono in rilievo, per esempio, come l’infrastrutturazione tecnologica della scuola vada a incidere in maniera rilevante tanto sulle modalità di apprendimento quanto sulle modalità di insegnamento. La questione supera, e di molto, sia il problema della diffusione dei computer nelle classi sia quello dell’addestramento degli insegnanti e dei formatori al loro uso. La formazione e la scuola digitali, infatti, ridisegnano i propri spazi fisici oltre che pedagogici, epistemologici e relazionali. In tutta Europa, purtroppo non in Italia, cadono i muri, le classi vengono ridisegnate o abolite, nascono open space e laboratori per i lavori di piccolo gruppo, la didattica prosegue fuori dallo spazio della scuola all’interno delle classi virtuali, le enciclopedie analogiche vengono sostituite da Wikipedia. In una parola, lo spazio fisico dell’apprendere si rimodella sulle nuove opportunità offerte dalla tecnologia. Anche lo spazio sociale della scuola.
La comunicazione digitale sta infatti tessendo attorno ai luoghi fisici della formazione una struttura di relazioni formative “fuori le mura”, che diventa lo strumento per la costruzione di una comunità di pratiche tra i soggetti coinvolti nel sistema (allievi, insegnanti, genitori, imprese, università), capaci di ideare e realizzare una nuova modalità d’interazione formativa e di comunicazione educativa. Lo spazio dell’apprendere e la tipologia di oggetti culturali che costituiscono il mix formativo vengono ridefiniti: non più lezioni frontali e libri, ma Internet, iPod, lavagne digitali e classi virtuali si affiancano e trasformano le modalità “gutenberghiane” dell’apprendimento. I giovani, infatti, ricevono dagli ambienti soprattutto extrascolastici importanti stimoli e sollecitazioni all’uso dei nuovi media (si pensi al cellulare o al PC che in larga misura usano a casa), che rappresentano un serbatoio di esperienze e conoscenze per la scuola stessa, e che modificano radicalmente il rapporto fra educazione formale e informale. Alla luce di questa premessa, emergono molte domande che chiedono alle politiche scolastiche e della formazione una risposta urgente: come colmare il divario che si è aperto in questo come in altri campi tra l’Italia e i paesi più avanzati d’Europa? Come trasformare la dimensione mediale di un ambiente educativo e formativo come la scuola? In che modo può funzionare concretamente una scuola senza classi in termini di orario, programmazione, attività, ruolo dei docenti, organizzazione? Come si organizzano gli studenti (rispetto alle età, alle promozioni o bocciature, alle capacità)? Come si organizzano le discipline? Come utilizzare i contenuti digitali nella didattica?
In sintesi il volume prova a offrire alcune risposte ricavate dall’analisi di casi internazionali e pone ai decisori politico-istituzionali, così come ai protagonisti del sistema scuola, il problema concreto e urgente della trasformazione organizzativa e didattica di tutta la scuola italiana. si trasforma, il suo carattere di “medium sociale” assume nella nuova prospettiva digitale un volto nuovo."
venerdì 16 maggio 2008
Dati UK su Scuola e tecnologie
dal sito di Norberto Bottani pubblico volentieri per la discussione "Le TIC : il modello inglese
Un altro baratro che divide la scuola italiana da quella europea
Non solo l’Italia è in ritardo in questo campo ma anche la Francia. Non ci sono termini di confronto tra la politica scolastica inglese di promozione e sviluppo delle nuove tecnologie nelle scuole e quanto succede in Francia od in Italia. La differenza è palpabile sia a livello di strategia ed investimenti politici, sia a livello della ricerca scientifica e tecnologica sugli apprendimenti, sia infine sul piano della valutazione delle esperienze, dei progetti e degli effetti delle nuove tecnologie sugli apprendimenti e le modalità d’organizzazione della vita scolastica. L’impianto scolastico potrebbe traballare e crollare con la diffusione delle nuove tecnologie ma i sistemi scolastici sono delle potenze autoreferenziali che sanno identificare perfettamente i loro nemici, riescono a difendersi in maniera strepitosa contro i pericoli che li minacciano ed infine sanno digerire e pervertire le tecnologie che potrebbero sovvertire i rapporti di potere all’interno della scuola e sconvolgere il discorso di verità proposto dalla tecnologia scolastica. Queste operazioni sono sotto i nostri occhi e possono essere osservate quotidianamente.
venerdì 9 maggio 2008
Essere o non essere digitali - di Tania Mulè
Posto volentieri questo divertente e ironico "dubbio"
Essere o non essere un insegnante digitale, qui sta il problema:/E’ più degno patire lo strapotere dell’educazione informale,/Le numerose insufficienze, i milioni di debiti formativi/ Di un disastroso rapporto di coppia(l’Insegnare e l’Imparare) o/ Ritenere che tutto cambi perché niente cambi veramente?/ Promuovere, recuperare, non altro, e con il recupero dire/ Che si è messo fine alle gravi carenze, a ogni limitata capacità,/ Applicazione e partecipazione: grazia da chiedere devotamente./ Ristrutturare, generare, creare, una scuola digitale forse./ Qui sta il difficile: perché nella scelta del digitale quali/Conseguenze ricadranno su di noi quando liberati da questa/ Conservativa illusione di comunicare il nuovo continuando/ A pensare, a immaginare vecchio, è pensiero che deve arrestarci./Ecco il dubbio che tiene in vita a così tarda età gli insegnanti;/Perché chi vorrebbe subire le sferzate e le derisioni/ Dei Gutenberg, il potere occulto dei mass-media, l’arroganza
Dell’informatica istruzionista, le sofferenze/ Dell’innato impulso ad insegnare frustrato, le lungaggini /Dell’apparato burocratico, l’insolenza degli esperti e
Gli inadeguati fondi stanziati o stanziabili,/ Quando egli stesso, nient’altro che con un ‘6’, potrebbe/ Far sua la pace? Chi vorrebbe assumersi la responsabilità
Di cambiare il sistema nel profondo,di correre il rischio di /Scegliere rinunciando al certo per l’incerto, se lo sgomento /Del ‘cambiamento’, la sconvolgente digitalizzazione del mondo/ Da cui è impossibile sottrarsi - giacché la stessa scelta di/Ignorarla comporta logoranti affanni - non trattenesse la Nostra volontà facendoci preferire il peso dei mali presenti/ Piuttosto che affrontare altri che non conosciamo?/ E’ la paura di perdere il regno dell’Aula e il dominio nella relazione
Didattica chiamata tecnofobia che ci rende codardi,/ Così la trasformazione del sistema in corso diventa un ingannatore/Mutamento nel sistema, e anche le più ammiccanti promesse e / Generose potenzialità della creatività tecnologica vanno
A finire nel nulla, e perdono il nome di innov-azione.”
*Dall’Amleto di Shakespeare: liberamente adattato con termini ed espressioni tratti
da:G.Biondi,La Scuola dopo le Nuove Tecnologie,Apogeo,2007
F.Cambi-L.Toschi,La Comunicazione formativa,Apogeo 2006
P.Ferri,La scuola digitale, B.Mondadori,2008
J.Hillman,Lettera agli Insegnanti, Atti del Convegno Milanoliberal,2002
Essere o non essere un insegnante digitale, qui sta il problema:/E’ più degno patire lo strapotere dell’educazione informale,/Le numerose insufficienze, i milioni di debiti formativi/ Di un disastroso rapporto di coppia(l’Insegnare e l’Imparare) o/ Ritenere che tutto cambi perché niente cambi veramente?/ Promuovere, recuperare, non altro, e con il recupero dire/ Che si è messo fine alle gravi carenze, a ogni limitata capacità,/ Applicazione e partecipazione: grazia da chiedere devotamente./ Ristrutturare, generare, creare, una scuola digitale forse./ Qui sta il difficile: perché nella scelta del digitale quali/Conseguenze ricadranno su di noi quando liberati da questa/ Conservativa illusione di comunicare il nuovo continuando/ A pensare, a immaginare vecchio, è pensiero che deve arrestarci./Ecco il dubbio che tiene in vita a così tarda età gli insegnanti;/Perché chi vorrebbe subire le sferzate e le derisioni/ Dei Gutenberg, il potere occulto dei mass-media, l’arroganza
Dell’informatica istruzionista, le sofferenze/ Dell’innato impulso ad insegnare frustrato, le lungaggini /Dell’apparato burocratico, l’insolenza degli esperti e
Gli inadeguati fondi stanziati o stanziabili,/ Quando egli stesso, nient’altro che con un ‘6’, potrebbe/ Far sua la pace? Chi vorrebbe assumersi la responsabilità
Di cambiare il sistema nel profondo,di correre il rischio di /Scegliere rinunciando al certo per l’incerto, se lo sgomento /Del ‘cambiamento’, la sconvolgente digitalizzazione del mondo/ Da cui è impossibile sottrarsi - giacché la stessa scelta di/Ignorarla comporta logoranti affanni - non trattenesse la Nostra volontà facendoci preferire il peso dei mali presenti/ Piuttosto che affrontare altri che non conosciamo?/ E’ la paura di perdere il regno dell’Aula e il dominio nella relazione
Didattica chiamata tecnofobia che ci rende codardi,/ Così la trasformazione del sistema in corso diventa un ingannatore/Mutamento nel sistema, e anche le più ammiccanti promesse e / Generose potenzialità della creatività tecnologica vanno
A finire nel nulla, e perdono il nome di innov-azione.”
*Dall’Amleto di Shakespeare: liberamente adattato con termini ed espressioni tratti
da:G.Biondi,La Scuola dopo le Nuove Tecnologie,Apogeo,2007
F.Cambi-L.Toschi,La Comunicazione formativa,Apogeo 2006
P.Ferri,La scuola digitale, B.Mondadori,2008
J.Hillman,Lettera agli Insegnanti, Atti del Convegno Milanoliberal,2002
Materiali su Web 2.0
Ho aggiunto un po di materiali su Slide Share in particolare sull'Elearning due punto zero, chi fosse interessato li trova a questo indirizzo http://www.slideshare.net/paoloferri/
lunedì 5 maggio 2008
I nativi digitali sul sito della fondazione franceschi e su slide share
Lo spazio di discussione della Fondazione Francheschi "Cogito ergo sum" che mi permetto di segnalarvi ospiata un nuovo intervento sui nativi digitali, inolte vi segnalo che su Slide Share ho inserito nuove presentazioni sul tema.
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